ZAM 3.0. occupata scuola in via santacroce

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Abbiamo detto che non avremmo lasciato Zam senza fargliela sudare, abbiamo detto che saremmo andati a palazzo Marino, abbiamo detto che ci saremmo ripresi ciò che ci spetta.
Detto … Fatto!Noi siamo quelli che alle parole fanno seguire i fatti.
A chi la chiama prepotenza diciamo che noi preferiamo darle il nome di coerenza.
Abbiamo scelto sempre la strada della politica fatta pubblicamente, dei percorsi condivisi, del conflitto aperto e costruttivo.
Nella nostra storia abbiamo cercato il dialogo con i soggetti più diversi, convinti di poter trovare ricchezze anche nei luoghi più inaspettati, abbiamo incontrato persone o collettività con le quali abbiamo percorso pezzi di strada più o meno lunghi.

A chi ci chiede se dopo lo sgombero di Zam e la cariche a Palazzo Marino il dialogo con il Comune è da considerarsi chiuso rispondiamo che per poterlo considerare tale avrebbe quantomeno dovuto prima aprirsi, ma da due anni a questa parte ciò non è mai avvenuto.
In due anni, gli unici tavoli reali e pubblici (quelli che ci interessano, non quelli annunciati o promessi) fra noi e le istituzioni di questa città sono i tavoli che mercoledì mattina bruciavano nelle nostre barricate.
A chi ci chiede se “ci sentiamo traditi” chiariamo che questo governo cittadino non ha tradito noi, che del resto eravamo stati “attenti osservatori” della sua nascita ma non certo parte attiva d’essa: ad essere tradite sono le speranze dei suoi elettori, le promesse fatte, le aspettative create nella cittadinanza. Questa Giunta ha tradito sè stessa.

Non ci siamo mai sottratti al confronto, assumendoci sempre le nostre responsabilità. Così pensiamo si faccia politica.
Abbiamo portato i nostri bisogni e i nostri desideri sotto gli occhi di tutti, abbiamo fatto in modo che nessuno potesse far finta di niente.
Siamo stati sgomberati da uno spazio privato, ma siamo stati sgomberati in mezzo al silenzio assordante di chi questa città la governa, di quelle stesse persone che solo due anni fa hanno speso parole entusiaste per gli spazi autogestiti, di quelle persone che in questi stessi spazi hanno passato tempo e incontrato persone e percorsi reali, anche se forse troppo tempo nei palazzi del potere a volte fa dimenticare da dove si arriva.

Noi siamo quello che in silenzio non sanno stare.
Abbiamo provato la strada del dialogo, abbiamo cercato il confronto, abbiamo parlato, abbiamo scritto, abbiamo rilasciato dichiarazioni pubbliche.
Non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Milano continua ad essere una città che invece di prendersi cura dei suoi giovani, riconoscere e valorizzare i percorsi di autogestione, propone bandi che al massimo possono funzionare come placebo per le centinaia di richieste che arrivano da tutta la cittadinanza, quella che da sempre è attiva e viva.
Invece di pensare progetti che rendano milano una metropoli a dimensione umana, si permettono speculazioni senza fine.
Responsabilità, trasparenza e coraggio. Questo ci aspettiamo da chi ci governa, questo ancora non lo abbiamo trovato. Continueremo a batterci, non è certo il conflitto che ci spaventa.
Oggi ci siamo presi uno spazio in cui siete tutti invitati, per farvi un giro, per guardarci in faccia, per scoprire dove si è trasferito Zam.

Domani alle 15 da p.za Cavour partirà una manifestazione che attraversando il centro di Milano farà sentire la nostra voce, per l’autogestione dei nostri spazi e per l’autodeterminazione delle nostre vite.
Noi siamo quelli che i territori li abitano e li trasformano dal basso e se ne lasciano trasformare e conquistare.
Siamo quelli che non fanno promesse, ma intrecciano relazioni, idee e progetti.
Siamo quelli del conflitto generatore di prospettive e cambiamento.
Noi siamo quelli che hanno imparato a prendersi ciò che gli spetta, a creare da zero, a ricostruire ciò che quotidianamente viene smantellato con millimetrica precisione da chi ci governa.
Noi siamo quelli che non si accontentano. Questo è il nostro potere, la nostra responsabilità. La nostra pre-potenza.

Zam 3.0