Dalle 16.30 (iniziando con kali filippino) ci saranno dimostrazioni dei vari corsi che si svolgono nella palestra, ma non sarà l’unica inaugurazione della serata, riparte infatti anche l’Acciaieria zam, la palestra di arrampicata, più grande, più colorata, più accogliente e più acciaiante che mai!
Siamo carichi e pronti per riaprire i battenti e ghisarci come i pazzi!
Gli eventi su facebook: Acciaieria https://www.facebook.com/events/1410852952479879/?ref=2&ref_dashboard_filter=upcoming Palestra https://www.facebook.com/events/223903647779295/A seguire aperitivo e cena (vegana e non), musica, video e tanta simpatia.
Vi aspettiamo in Via Santacroce 19, al terzo piano di ZAM!
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Abbiamo detto che non avremmo lasciato Zam senza fargliela sudare, abbiamo detto che saremmo andati a palazzo Marino, abbiamo detto che ci saremmo ripresi ciò che ci spetta.
Detto … Fatto!Noi siamo quelli che alle parole fanno seguire i fatti.
A chi la chiama prepotenza diciamo che noi preferiamo darle il nome di coerenza.
Abbiamo scelto sempre la strada della politica fatta pubblicamente, dei percorsi condivisi, del conflitto aperto e costruttivo.
Nella nostra storia abbiamo cercato il dialogo con i soggetti più diversi, convinti di poter trovare ricchezze anche nei luoghi più inaspettati, abbiamo incontrato persone o collettività con le quali abbiamo percorso pezzi di strada più o meno lunghi.
Non ci siamo mai sottratti al confronto, assumendoci sempre le nostre responsabilità. Così pensiamo si faccia politica.
Abbiamo portato i nostri bisogni e i nostri desideri sotto gli occhi di tutti, abbiamo fatto in modo che nessuno potesse far finta di niente.
Siamo stati sgomberati da uno spazio privato, ma siamo stati sgomberati in mezzo al silenzio assordante di chi questa città la governa, di quelle stesse persone che solo due anni fa hanno speso parole entusiaste per gli spazi autogestiti, di quelle persone che in questi stessi spazi hanno passato tempo e incontrato persone e percorsi reali, anche se forse troppo tempo nei palazzi del potere a volte fa dimenticare da dove si arriva.
Noi siamo quello che in silenzio non sanno stare.
Abbiamo provato la strada del dialogo, abbiamo cercato il confronto, abbiamo parlato, abbiamo scritto, abbiamo rilasciato dichiarazioni pubbliche.
Non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Milano continua ad essere una città che invece di prendersi cura dei suoi giovani, riconoscere e valorizzare i percorsi di autogestione, propone bandi che al massimo possono funzionare come placebo per le centinaia di richieste che arrivano da tutta la cittadinanza, quella che da sempre è attiva e viva.
Invece di pensare progetti che rendano milano una metropoli a dimensione umana, si permettono speculazioni senza fine.
Responsabilità, trasparenza e coraggio. Questo ci aspettiamo da chi ci governa, questo ancora non lo abbiamo trovato. Continueremo a batterci, non è certo il conflitto che ci spaventa.
Oggi ci siamo presi uno spazio in cui siete tutti invitati, per farvi un giro, per guardarci in faccia, per scoprire dove si è trasferito Zam.
Domani alle 15 da p.za Cavour partirà una manifestazione che attraversando il centro di Milano farà sentire la nostra voce, per l’autogestione dei nostri spazi e per l’autodeterminazione delle nostre vite.
Noi siamo quelli che i territori li abitano e li trasformano dal basso e se ne lasciano trasformare e conquistare.
Siamo quelli che non fanno promesse, ma intrecciano relazioni, idee e progetti.
Siamo quelli del conflitto generatore di prospettive e cambiamento.
Noi siamo quelli che hanno imparato a prendersi ciò che gli spetta, a creare da zero, a ricostruire ciò che quotidianamente viene smantellato con millimetrica precisione da chi ci governa.
Noi siamo quelli che non si accontentano. Questo è il nostro potere, la nostra responsabilità. La nostra pre-potenza.
Zam 3.0
]]>Stay Zam: la diretta dello sgombero e dal corteo a Palazzo Marino.
Qui lo speciale su tutto lo sgombero di Zam: rassegna stampa, appuntamenti, comunicati!
Aggiornamenti da Palazzo Marino- corteo #stayzam
19.10: la situazione ora è tranquilla, la manifestazione si sta sciogliendo. Nessuna risposta da Palazzo Marino alle richieste dei manifestanti. Stay Zam, Stay tuned…
18.34: la piazza è circondata dai blindati dei carabinieri. I manifestanti chiedono un incontro aperto col sindaco, che per ora non risponde.
18.32: 4 feriti tra i manifestanti nelle 4 cariche: ferite in testa e agli arti. Sono volate torce, ora si fronteggiano i due cordoni di polizia e manifestanti.
18.29. i manifestanti continuano a chiedere di entrare, alcuni ragazzi feriti al volto. situazione tesissima e minacce di nuove cariche, spintoni e corpo a corpo con la polizia.
18.23: terza carica, tensione in piazza
18.22: due cariche violente della polizia per impedire l’accesso dei manifestanti a Palazzo Marino.
18.20 le persone cercano di entrare ma viene loro impedito, strattonamenti e manganellate
18.07 Un corteo di circa 100 persone è arrivato a Palazzo Marino, “accolto” da un vasto schieramento di polizia. L’intenzione è quella di fare un’assemblea proprio lì, visto che lo spazio di ZAM è stato tolto a studenti, precari e attivisti questa mattina, e visto che il comune di Milano non si è opposto a questa operazione. #stayzam
Gli appuntamenti di oggi:
Dalle 16:00: tutti in Porta Genova.
Alle 18:00: a Palazzo Marino!
Ore 12.20 – I compagi sul tetto sono scesi! Porteremo le nostre richieste inascoltate direttamente nel cuore della città, a Palazzo Marino oggi alle 18!
Ore 11.45 – Il furgone, la musica e tutti i presenti si sono spostati davanti al cancello di Zam, presidiato dalle Forze dell’Ordine, in solidarietà ai due compagni sul tetto!
Ore 11.00 – Collegamenti telefonici dal tetto.
Ore 10.25 – La polizia è entrata dentro Zam. Dal tetto ci dicono che la Digos ha provato a salire, senza riuscirci. E’ iniziata una trattativa. Le condizioni poste dai due ragazzi sul tetto per scendere sono: parlare con l’avvocato di Zam, essere messi a conoscenza del progetto che coinvolgerà l’area fino ad oggi occupata, di avere i compagni e le compagne a vista per poter dialogare con loro, di poter rientrare nei prossimi giorni a riprendere il materiale che è tutt’ora a Zam.
Ore 10.00 – La ruspa sta cercando di abbattere le ultime parti di barricata. I cordoni di polizia e carabinieri impediscono il passaggio all’angolo tra via Olgiati e via Cottolengo.
Ore 9.53 – Due persone sono sul tetto di Zam. Dal tetto cala lo striscione “Stay Zam, i sogni continuano”.
Ore 9.40 – Sono arrivati i pompieri per spegnere il fuoco davanti a Zam.
Ore 9.37 – Una barricata prende fuoco. Le fiamme alzano una colonna di fumo oltre i palazzi circostanti.
Ore 9.33 – La ruspa procede verso le barricate in difesa di Zam seguita da decine decine di uomini. Da dietro le barricate piovono oggetti, libri, videocassette. La ruspa si ferma.
Ore 9.32 – Da via Cottolengo continuano ad arrivare poliziotti e carabinieri. Sono almeno altri 30.
Ore 9.31 – La ruspa è pronta a travolgere gli oggetti che simboleggiano i due anni di cultura, socialità, sport della Zona Autonoma Milano.
Ore 9.30 – La polizia e i carabinieri sono schierati tra gli studenti e gli oggetti posti per strada. Arriva una ruspa della polizia.
Ore 9.25 – La polizia e i carabinieri continuano a trascinare con forza le persone. Stanno trascinando via gli studenti e impediscono a chi è già stato allontanato di riavvicinarsi.
Ore 9.20 – Una trentina di uomini tra carabinieri e poliziotti in tenuta antisommossa si avvicinano alle persone per strada. I primi ragazzi che oppongono resistenza passiva vengono spostati con forza dalla polizia. Le sedie e i tavoli posti in strada vengono trascinati via. Numerosi ragazzi sono portati via di peso. Dietro di loro gli studenti rimangono seduti.
Ore 9.10 – Una ventina di uomini della Digos sono in via Olgiati
Ore 9.00 – Le prime camionette si stanno avvicinando in via Olgiati per sgomberare Zam. Invitiamo tutti a venire per portare la propria solidarietà!
Tutta la via Olgiati è invasa da una rappresentazione delle attività che in questi due anni di autogestione hanno animato la Zona Autonoma Milano.
Zam è sport, Zam è amore, Zam è socialità, Zam è cultura, Zam è studenti.
Ad accogliere la polizia una scena insolita, che si apre con un sipario. Dietro a questo la platea e il palco che dal gennaio 2011 hanno ospitato centinaia di concerti, spettacoli teatrali, proiezioni, incontri culturali e dibattiti.
Tra l’auditorium e la polizia decine di persone animano la strada ricreando spazi di socialità: dalla palestra popolare ad una assemblea degli studenti, dalla presentazione di libri alla redazione di MilanoInMovimento!
In soli due anni Zam ha reso migliore la vita delle tante persone che l’hanno attraversata, aprendo uno spazio fisico e sociale per giovani e meno giovani, sportivi, artisti e intellettuali.
In soli due anni Zam è stata luogo di espressione e campo base per centinaia di attività culturali, ricreative, politiche.
In soli due anni Zam ha generato, vissuto e trasformato i conflitti di questa città costruendo progettualità nuove, attraverso il linguaggio della parola e della musica, della danza e del teatro, del cibo e della politica nella metropoli.
Ora tutto questo è messo in discussione da uno sgombero che si profila ormai come imminente.
Noi pensiamo che questo non sia solo un problema o una disavventura privata. Anzi riguarda e investe la città e la interroga su quali siano stati e saranno gli spazi di agibilità per le esperienze sociali nella metropoli.
Qualcuno dirà “ormai ci sono i bandi perché non vi date una struttura formale e non partecipate?”; rispondiamo che questa dinamica, che per altre soggettività metropolitane può essere positiva, non parla minimamente delle conflittualità e delle tematiche dei soggetti autogestiti.
Per noi autonomia, indipendenza, autogestione, autorganizzazione non sono parole vuote da convegno sociologico accademico, che getta lo sguardo curioso e rapace sui fenomeni sociali, e nemmeno slogan con cui provare il brivido trasgressivo della ribellione post o tardo adolescenziale; per noi rivendicare questi valori fondativi, queste connotazioni irrinunciabili significa avere ben chiaro cosa siamo e cosa non siamo disposti a rinunciare ad essere.
Pensiamo che questa vicenda possa essere accolta come una sfida che ci viene lanciata e che rilanciamo come scommessa nella metropoli.
Esiste una possibilità di esistenza per gli spazi sociali che non significhi riduzione della propria autonomia e indipendenza ma che al contempo permetta una fuoriuscita da una dimensione di precarietà costante?
È una sfida che vogliamo raccogliere in tante e tanti.
Dentro e fuori le mura di via Olgiati dove tanto in questi 28 mesi è stato investito, Zam ha ancora tanti progetti in cantiere per questa città.
Per difendere, costruire e far crescere questo progetto, firma questo appello e porta le tue proposte venendo a trovarci di persona o scrivendo a: [email protected].
Stay Zam – i sogni non si sgomberano!
Promotori
Zam – Zona Autonoma Milano
MilanoInMovimento
Collettivo Lambretta
Rete Studenti Milano
C.A.S.C.
Ambrosia
L’elenco dei firmatari è in aggiornamento.
Stiamo raccogliendo le firme di tutti, singoli, gruppi e soggetti collettivi. Se aderisci come singolo oltre al nome e al cognome, specifica la tua città e la tua qualifica.
2 palestre, 3 palcoscenici, 2 sale concerto, 2 bar, 2 uffici, 1 redazione, decine di attività sportive per centinaia di persone, 160 m2 di pareti da arrampicata, oltre 200 concerti, oltre 100 appuntamenti culturali, 1 festival di cinema e documentari, 1 laboratorio teatrale, 1 laboratorio hip hop, migliaia di persone dentro e attraverso, oltre 2 anni di occupazione e autogestione.
Questo è stato Zam dal 29 Gennaio 2011, e questo continuerà ad essere, grazie all’impegno e all’entusiasmo di centinaia di persone che ogni giorno portano qui dentro il proprio desiderio di cambiare le cose. La minaccia di sgombero è arrivata forte e chiara: la proprietà si avvia alle solite bieche operazioni di speculazione immobiliare, la Questura esegue gli ordini, il Comune tace, altrimenti dovrebbe parlare della propria incapacità di mettere in piedi una politica sugli spazi e sulle autogestioni tanto sbandierata in campagna elettorale quanto disattesa nei fatti.
Il colpevole silenzio di Sindaco e consiglio comunale è costato alla città nei primi due anni di mandato più sgomberi di quelli fatti dalla giunta Moratti: sono già 6.
Noi siamo qui: il collettivo politico, la Rete Studenti Milano, la Polisportiva Popolare con la palestra, le arti marziali e gli sport da combattimento, la danza, lo yoga, l’arrampicata; il Laboratorio hip hop, il teatro per tutti, Zam Film Festival; sono tutti progetti che hanno casa a Zam e che trovate qui, in via Olgiati 12, a Milano, quartiere Barona. Da due anni nella crisi e contro la crisi, da due anni autogestione e cultura, da due anni in azione nella metropoli. Da oggi, 4 aprile, ogni giorno, dalle 17 in poi siamo aperti: passate a trovarci, chiedete, partecipate. Per il giorno dello sgombero diamo già da ora appuntamento a tutti davanti a Palazzo Marino, alle 18.
Nessuno sgombero ci fa paura, Zam è un sogno tatuato sulla pelle viva della città: potete provare a nasconderlo sotto il maquillage della città vetrina della mafia e dello scempio dell’Expo, ma la traccia è indelebile e non si cancella: qui siamo e qui restiamo! Stay Zam
]]>consulta la nuova lista del materiale richiesto (clicca qui)
Il nostro viaggio inizia qualche giorno fa, quando, dopo la più devastante tra le innumerevoli scosse di terremoto che hanno sconvolto la bassa emiliana, decidiamo rapidamente di raccogliere gli appelli che arrivano dalle zone colpite e di dare luogo a una raccolta di materiale a sostegno della popolazione.
Sin da giovedì 31 maggio, primo giorno dell’attivazione del punto di raccolta, arrivano a ZAM persone solidali di ogni tipo, da amici e compagni di vecchia data a famiglie e persone anziane del quartiere, la cui voglia di aiutare ci fa da stimolo per rendere la nostra iniziativa più efficace e organizzata possibile. Come da nostre indicazioni, portano cibo, acqua, sacchi a pelo, tende, coperte, giochi per bambini, prodotti per igiene personale, vestiti e vettovaglie.
Dopo numerose telefonate con i compagni di vari centri sociali emiliani, tutti in prima fila nelle operazioni di soccorso dal basso degli sfollati, e delle Brigate di Solidarietà Attiva, in azione nel campo di Cavezzo, definiamo le due tappe di quello che sarà il nostro primo e probabilmente non ultimo viaggio nelle aree devastate dal terremoto: ci recheremo presso il centro sociale Laboratorio AQ 16 di Reggio Emilia a portare articoli da campeggio, come da loro richiesta, e successivamente il resto del carico al campo di Cavezzo.
Il nostro gruppo, composto da 2 compagne e 4 compagni, si muoverà lunedì 4 giugno con un furgone e una macchina d’appoggio.
Le premesse sono poco incoraggianti: la sera prima laggiù c’è stata una forte scossa che abbiamo avvertito fino a Milano e sono inoltre previsti temporali; tuttavia, queste notizie non fanno che aumentare la nostra determinazione a fare qualcosa di utile e concreto per quella popolazione.
Partiamo da Milano verso le 11, dopo aver ordinato il materiale in base alle varie tipologie di utilizzo e caricato pressoché totalmente il furgone, e approdiamo verso le 13 al Laboratorio AQ16, dove veniamo accolti da dei compagni che sotto la pioggia ci aiutano a scaricare parte dei viveri e con cui siamo felici di scambiare quattro chiacchiere. Ci mostrano il loro centro sociale, molto accogliente e ben organizzato, e la sala dei concerti che hanno temporaneamente adibito a magazzino per via di questa emergenza. Ci spiegano che nella provincia di Reggio Emilia il terremoto è stato avvertito intensamente, ma che le devastazioni sono state più contenute rispetto alla provincia di Modena, dove la situazione è decisamente più critica, anche se tuttavia pure lì ci sono diversi sfollati. Purtroppo il tempo stringe e siamo costretti a rifiutare l’invito a pranzo dei compagni reggiani per proseguire il nostro tragitto verso il cuore del territorio colpito dal sisma.
Usciti dall’autostrada a Modena Nord, prendiamo la statale 12 in direzione nord e, man mano che la percorriamo, i segni del terremoto si fanno via via più evidenti. Si notano diverse abitazioni con crepe sui muri e tetti sfondati, e in quasi tutti i cortili e giardini sono state montate delle tende. Poco prima delle 15 siamo a Cavezzo e sembra davvero di percorrere uno scenario di guerra: quasi tutte le case sono transennate per pericolo di crolli, diversi edifici sono distrutti parzialmente o totalmente, alcune autovetture parcheggiate hanno i vetri rotti e la carrozzeria danneggiata da pietre, molte strade sono bloccate perché considerate inagibili e gran parte degli spazi di verde pubblico sono disseminati di tende e piccoli accampamenti. I compagni delle Brigate di Solidarietà Attiva prestano il loro servizio in un campo che in parte è gestito dalla Protezione Civile e in parte è sorto in maniera autorganizzata, perché non tutti hanno trovato posto nelle ordinate tende blu installate dall’ente di soccorso statale e si sono dovuti arrangiare dormendo in tende da campeggio o nelle macchine parcheggiate. Per una precisa e consapevole scelta politica, le BSA non sono accreditate presso la Protezione Civile, e per questo motivo sono a malapena tollerate dai dirigenti di tale ente, tuttavia questa scelta consente loro di operare in piena autonomia, praticando e favorendo l’autogestione dei volontari e degli ospiti del campo. Ci spiegano infatti che il loro intervento cerca di coprire le lacune causate dalla rigidità e dalla burocratizzazione degli organi istituzionali, i quali non sono ancora stati in grado di soddisfare l’esigenza abitativa di tutti i bisognosi, non hanno allestito una cucina sufficiente a coprire il numero di pasti necessario e stanno trascurando tutte le mini-tendopoli che i cittadini hanno allestito presso i giardini di loro proprietà e nei condomini. Inoltre, i servizi da loro offerti sono in gran parte rivolti a soddisfare esigenze primarie ma non il bisogno di socialità che in una situazione come questa è di grande importanza. Le BSA, pertanto, insieme ai compagni delle Fasce Rosse e di Rifondazione Comunista, hanno allestito una cucina da campo, una ludoteca per bambini e uno spazio di aggregazione. In aggiunta hanno approntato un servizio volante per portare generi di prima necessità nei piccoli campi improvvisati, che sono sparsi per tutto il territorio e spesso sono carenti di materiale di ogni genere, dai vestiti alle torce, al cibo.
Notiamo da subito una forte presenza di anziani e di stranieri (tra cui molti bimbi) e una compagna delle BSA ci dice infatti che buona parte della popolazione dei campi appartiene a fasce deboli, che non dispongono di un giardino né di un camper, una roulotte o di un qualsiasi pezzetto di terra in cui accamparsi. Appare evidente come la violenza con cui colpisce un terremoto sia inversamente proporzionale al ceto sociale dei cittadini. Ne abbiamo avuto la prova con i lavoratori, a dimostrazione del fatto che il maggior numero delle vittime si è avuto tra operai e contadini, e ne abbiamo conferma anche per quanto riguarda gli sfollati, per i quali una condizione economica sfavorevole comporta immancabilmente un disagio più grande. Tuttavia veniamo a conoscenza del fatto che vi è grande solidarietà tra la gente, e spesso chi ha la fortuna di avere un giardino di proprietà lo mette a disposizione degli altri per piantare le tende, chi ha le disponibilità economiche per affittare bagni chimici li condivide con il vicinato e molte famiglie rifiutano gli aiuti materiali se hanno la possibilità di fare la spesa, chiedendo di riservarli a chi ne ha davvero necessità. Alcuni volontari che vivono in paese ci dicono di aver avuto la propria abitazione risparmiata, ma ciò nonostante passano 24 ore su 24 al campo per aiutare i propri concittadini più sfortunati. A costo di cadere nella retorica, bisogna dire che gli sfollati di Cavezzo non sono soltanto un esempio di dignità e compostezza ma anche di un’enorme volontà di risollevarsi grazie all’autorganizzazione e alla solidarietà dal basso. Ben prima degli interventi della Protezione Civile la gente del posto stava già allestendo le prime postazioni di soccorso, e i compagni presenti nel campo ci informano inoltre di quanto la maggioranza dei presenti si sia mostrata fermamente contraria ai propositi delle forze dell’ordine e degli altri enti pubblici di chiudere il campo rendendo obbligatori pass e documenti, cosa che renderebbe difficile l’intervento di volontari non accreditati presso la Protezione Civile e rischierebbe di privare del sostegno i cittadini stranieri privi di permesso di soggiorno, se non addirittura i locali che avessero perduto i loro documenti durante il sisma. Nonostante queste voci, non abbiamo avvertito una forte militarizzazione nella zona, anche se non sappiamo come sia da altre parti e quali saranno gli sviluppi futuri, date le notizie di sciacallaggi che arrivano da alcune zone. Pare comunque che alcuni compagni stiano valutando l’idea di fare delle squadre per vigilare sulle strade e le abitazioni deserte, con lo scopo di non lasciare il controllo del territorio esclusivamente in mano alle forze dell’ordine che, ricordiamo quanto successo a L’Aquila, sembra preferiscano dare qualche capro espiatorio in pasto alla stampa piuttosto che evitare questo spiacevole fenomeno.
Dopo aver portato gran parte del materiale presso la locale sezione “Carlo Giuliani” del PRC e aver distribuito il resto al campo, lasciamo i compagni delle BSA e gli altri volontari al loro lavoro per tornare a Milano. Prima di salutarci, ci dettano una lista aggiornata delle cose che servono e ci ribadiscono la necessità di un impegno a lungo termine, perché purtroppo la situazione d’emergenza si protrarrà ancora per mesi, e quando caleranno i riflettori sarà ancora necessario portare la nostra solidarietà diretta.
ORARI DI APERTURA:
Lo spazio di arrampicata è aperto a chiunque nei seguenti giorni e orari:
Lunedì 18- 22-30
Martedì 18- 22-30
Mercoledi 18- 22-30
Giovedì 18- 22-30
- Sabato e Domenica: 14.00 – 18.00 (aperture straordinarie solo in caso di brutto tempo e previa comunicazione su Pagina Facebook e Sito Internet)
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